mercoledì 28 novembre 2007

Il socialismo giovane del nuovo millennio

“Accanto a chi è indietro e compiendo un passo in avanti”, così Pietro Nenni spiegava il senso del socialismo.

Ma oggi, cosa significa essere socialista in Italia? E ancor più, giovani e socialisti.

Non è soltanto ideologia ma è una cultura, un modo di vivere. Non potrà mai essere soltanto un partito.

Partiti degli uomini e non uomini del partito, forse, questo è il senso di una diaspora così lunga, forse, il problema di un socialismo ridotto a pochi pensieri, non propositivo, non degno a volte dell’ alta cultura degli esponenti del passato, svilito e accomodato su quelle briciole caritatevolmente donate dal magnate di turno.

Il socialista, l’ uomo dei lumi e del senso della società, il riformismo dalla parte del popolo. Uomini che come Pertini hanno molto più parlato con le azioni e non con la prosa che spesso non diventa né poesia, né storia.

Ma oggi, noi della generazione cresciuta nell’ assenza del partito socialista italiano, quello che in Europa non seguiva ma si faceva seguire nelle idee e nei contenuti, quello che non credeva che soltanto esserci abbia un senso. Quello della lotta partigiana, della Costituente, delle scissioni, del Presidente Pertini, del Concordato, dei ministri, del Presidente del Consiglio, di Sigonella, dei grandi errori, di tangentopoli e della distruzione del 1992.

Noi, per continuare ad essere socialisti abbiamo bisogno di un futuro. Vogliamo un partito socialista vero, intraprendente, a 360 gradi e non arroccato solo su pochi temi e pure di nicchia. Un partito memore degli errori del passato ma anche orgogliosamente fiero delle grandi innovazioni apportate.

Il socialista è un uomo dotato di cultura, intendendo, non il sapere scolastico o lo sfoggio dei titoli ma l’ apertura mentale per capire che la società italiana è in crisi perché ormai troppo sufficiente. Gli italiani, specialmente le nuove e nuovissime generazioni, non hanno più fame di sapere. Abbiamo il dovere sociale di agire, di intervenire sul troppo ormai svilito sistema scolastico e di informazione. Le nostre Università si sono adeguate allo standar Europeo per il numero di laureati. Risultato? Più quantità meno qualità.

L’ Italia è una Repubblica incompleta. Non tutti hanno pari possibilità, cioè, il nepotismo soverchia abbondantemente la meritocrazia. Come potrà essere competitivo un sistema che, già dall’ ingresso alla formazione, non è per i capaci e i meritevoli.

Il socialista deve essere accanto ai giovani. I giovani socialisti devono aprire gli occhi alle dirigenze di partito sulle problematiche giovanili. Non “bamboccioni” che seguono il proprio padrino di partito, ma, intelligenze che si fanno guidare dall’ esperienza ma fanno valere la propria forza vitale, la propria visione innovativa e le proprie qualità.

Essere giovani è difficile: oltre alla necessità anagrafica occorre esserlo dentro.

Il mondo del lavoro attraversa una crisi sistemica enorme. I diritti del lavoratore vengono quotidianamente calpestati nelle garanzie e nelle retribuzioni. La parola flessibilità malamente interpretata in legge è divenuta precarietà cronica. La precarietà è una di quelle malattie che distrugge il futuro e il presente di uomini e donne. Un’ ottimo contraccettivo per una società che tende alla senilità. I sindacati? Avendoli i sindacalisti di un tempo. I partiti? Troppo impegnati in tv o nelle fumose stanze del potere e con le finestre chiuse per non ascoltare il mormorio della gente. Dove sono i colti uomini che discutevano nel Transatlantico e crescevano con il senso dello Stato?Gli elettori? Non rappresentati.

I socialisti non possono che auspicare e lavorare ad una riforma elettorale che sia proporzionale. Ogni manuale di diritto pubblico parla di connubio tra società eterogenea e questo tipo di sistema. Gli sbarramenti sono le correzioni specifiche: ingenti sono gli esempi. Si aspetta il voto di preferenza: il rappresentante esercita senza vincolo di mandato, perché, eletto su un impegno politico preso e perché dovrà rappresentare le vicissitudini della propria circoscrizione di appartenenza. Non il Parlamento dei fidi di partito ma quello dei territori e dei politici veri. Si aspetta giustizia verso l’ ignavia delle candidature multiple. Il premio di maggioranza così come è stato concepito garantisce l’ instabilità. Il bipolarismo di coalizione e dell’ alternanza ha fatto vedere tutti i suoi grandi limiti. Il bipolarismo di partito che potrebbe nascere in seno al Referendum elettorale, sarebbe come Caronte: batte col remo qualunque s’ adagia e ti traghetta all’ inferno della non rappresentatività e dell’ antidemocrazia.

Il partito socialista è democratico, cioè, aperto al confronto. Laico, cioè, non anticlericale(quello è laicismo) , date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio. Il laico è chi vive del proprio lavoro e non ha costrizioni mentali(C. Martelli docet), cioè, non nega a nessuno ( anche ai compagni credenti) di esprimere il proprio essere. Chi è convinto di un’ idea si confronta non chiede il silenzio. Liberale e non liberalista.

La grandezza del socialismo è la capacità di crescere nella sua spiccata predisposizione all’ eterogeneità. Un partito socialista deve essere il partito degli elettori e non degli eletti. Le istanze e le idee partono sempre dai territori e la capacità di una dirigenza è quella di convogliarle e renderle attualizzabili. Giovani e meno giovani abbiamo il dovere di rendere all’ Italia di oggi e alle generazioni future la cultura e il partito socialista. Non possiamo sbagliare. Le idee si reggono sempre sulle gambe degli uomini, ma, questi devono sempre dimenticare che quelle gambe sono proprie e pensare che siano di tutti.

Marco Caruso
Direzione Nazionale
“Federazione Giovanile I Socialisti Italiani”

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